Gennaio 15, 2025

Per intendere ciò che avviene in certe declinazioni del sintomo dell’impotenza maschile (disfunzione erettile) è utile riflettere su quello che lo psicoanalista Jacques Lacan diceva a proposito della domanda. In poche parole potremmo proporre questa lettura: il soggetto bambino interpreta il comportamento dell’altro, in particolare della madre, come una domanda rivolta a lui a cui è chiamato a dare una risposta, la risposta a questa domanda, ed è una risposta che rimane inconscia, è chiamata io ideale, e sarà la coordinata centrale su cui si fonderanno le identificazioni del soggetto anche quando sarà adulto. Provando a metterci nella testa di un bambino potremmo immaginarci che inconsciamente avvenga un pensiero del genere:

“alla mamma manca qualcosa per stare bene, infatti non è che stia sempre bene, quella cosa che le manca la chiede a me e io deve essere quella cosa che la mamma mi chiede e che le manca così starà bene e mi amerà”.

Ora, può essere che il maschio si rapporti alla donna con la stessa logica del bambino solo che invece che la mamma ha la partner: cosa pensa che la donna voglia da lui? Pensa che la donna voglia da lui la virilità.
Non sorprende che questa posizione sia diffusa, fa parte del discorso sociale una tendenza a identificare l’essere maschio con l’essere virile. Cosa vuol dire essere virile? Vuol dire essere capace di soddisfare le donne. Anche qui il discorso comune ci informa, quando un uomo è generalmente considerato un Uomo? Quando ha tante donne[1].
Primo punto: la posizione virile è una posizione di servilismo rispetto alla donna. Chi è l’uomo virile? È l’uomo che non cessa di rispondere alla domanda della donna.
Non si cada in ingenue critiche, tanto più un uomo è virile tanto più è capace di leggere la domanda della donna, non ci si metta quindi a pensare che l’uomo virile, essendo che risponde alla domanda della donna, sia l’uomo che fa il “cagnolino”. Un uomo che fa il cagnolino è anche comunemente definito come non-virile e il motivo è che rispondendo alla domanda esplicita della donna mostra di non essere capace di leggere le vere domande della donna. L’uomo virile invece sa farci, è abile, sa sedurre, sa esserci e non esserci, sa quando farle sentire desiderate e quando farle sentire rifiutate, è per questo che sa come rispondere alla domanda della donna, l’uomo virile sa che la donna non intende quel che chiede, e quindi sa rispondere a quel che non chiede. Ma questa abilità non è altro che segno della sua ossessione con la domanda della donna, è un esperto di domanda della donna.
Ora, che succede nell’impotenza maschile? Succede che il soggetto con la donna che ha abilmente sedotto ci si trova a letto e li continua a supporre la stessa domanda della donna “devi essere virile, devi darmi quello che mi serve per godere che io non ho e che tu hai, mi serve il tuo pene, e mi serve eretto”. Questa domanda è sempre una domanda di virilità che è la stessa domanda che il soggetto ha supposto nelle varie fasi della seduzione, ma perché qui si crea il problema? Si crea il problema perché il soggetto si sente chiamato a dare qualcosa che non è più simbolico, non è più un oggetto esterno come possono essere i soldi, la bellezza, la sensibilità, l’ascolto, la perspicacia, no: la donna sta chiedendo di essere desiderata.
Nel sesso il soggetto non può più nascondersi dietro la domanda della donna perché in quel momento la donna, domandando il desiderio dell’uomo, lo convoca su un piano che non è della risposta. L’uomo è forzato a mettere in gioco il suo desiderio per quella donna. A supporto del fatto che il problema stia nella domanda e non nella sessualità della donna va fatta questa osservazione clinica: i soggetti con impotenza, ma anche con eiaculazione precoce, non hanno tipicamente alcune difficoltà a stare nel godimento della donna, non si riscontra questo orrore per la sua sessualità, anzi spesso si impegnano in preliminari ben curati in cui fare godere la donna mostrando la propria virilità. Perché qui stanno bene? Perché possono continuare a dare prove della loro virilità dato che nelle stimolazioni manuali o orali e con oggetti non è mai necessario mostrare il proprio desiderio, si può sempre fingere. L’erezione, quella no, quella non può fingerla, quella è segno del suo desiderio.
La posizione virile tanto più è forte tanto più identifica il soggetto a una condizione di controllo e compattezza, l’uomo virile non manca di nulla, è tutto d’un pezzo, non è una “femminuccia”, il suo schiavismo è qui palese: anche se la donna con cui è gli piace per lui è dominante il test della virilità, è più forte del suo desiderio. Ecco il sintomo gli viene incontro. Cosa fa il sintomo? Fa cadere l’armatura virile, ed è qui – perdendo la sua identificazione virile – che l’uomo va in crisi, ma come la psicoanalisi insegna il sintomo è anche un’occasione per liberarsi di un’oppressione, ma questo è un altro discorso e ogni uomo può affrontarlo nel suo personale percorso di analisi.


[1] Attenzione, questo non significa che essere un uomo voglia dire avere tante donne. Questo è solamente quello che una parte importante del discorso sociale promuove e che fa si che il discorso che stiamo imbastendo abbia una certa possibilità di generalizzarsi a più casi.
Inoltre, essendo questo discorso sociale diffuso è probabile che passi anche nel discorso della madre o che passi in qualcosa (l’Edipo) che aiuti il bambino maschio a intendere l’Io ideale in termini di virilità.

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